La psicologia affermativa è un approccio terapeutico con alla base la concezione che l’omosessualità sia una variante naturale della sessualità umana. Ma la psicologia affermativa è anche una modalità di relazione. Essa non dà per scontato l’orientamento eterosessuale dell’utente, né comunica tale assunzione tramite un uso improprio del linguaggio.
Adottare un “modalità affermativa” nella relazione terapeutica, vuol dire, per il professionista, riconoscere l’importanza di avere una conoscenza specifica delle tematiche LGBTI.
Questa consapevolezza è essenziale per possedere gli strumenti necessari a comprendere le modalità con cui fattori personali (ad es. omofobia/transfobia interiorizzata) e culturali ( pregiudizi ed omofobia/transfobia sociale) influiscono sul benessere delle persone LGBT+.
Solo così è possibile fornire aiuto alle persone LGBT, affinchè sappiano riconoscere tali fattori e gestirli. Ad esempio, aiutare la persona a diventare consapevole degli effetti dello stigma; sostenere l’elaborazione dei vissuti di vergogna e di colpa legati alla propria omosessualità o identità; e così via.
“La terapia affermativa si caratterizza la sua capacità di “vedere” l’individuo nella sua affettività e sessualità, affermando nella relazione la possibilità del cliente di esistere con i propri desideri, siano essi etero e/o omosessuali. Non si tratta mai di prescrivere un orientamento, ma sempre di affermare il valore e la liceità di qualunque scoperta possa fare l’individuo sulla propria struttura d’amore” (Rigliano, Ciliberto, Ferrari, 2012) ed identità di genere.
Che cos’è la “terapia di conversione” o la terapia “riparativa”
La terapia di conversione (o terapia riparativa) si riferisce a qualsiasi forma di trattamento o “psicoterapia” che mira a
- cambiare l’orientamento omosessuale di una persona
- “riparare” l’identità di genere di una persona se non “allineata” al sesso biologico attribuito alla nascita.
La terapia riparativa si basa sul presupposto che essere lesbiche, gay, bisessuali, transgender, not-binary gender, è una malattia mentale che può essere “curata”. Queste terapie sono state dichiarate eticamente dannose per il benessere delle persone.
La maggiori Associazioni dei Professionisti della Salute Mentale, come quelle di Medici, Psichiatri, Psicologi e Pediatri, si sono chiaramente espresse contro ogni forma di approccio “terapeutico” o trattamento, volto alla “conversione” delle persone LGBTI.